Dal luglio del 2019, è entrato in vigore il Decreto Dignità, e da quel momento sono stati numerosi i bookmakers e le aziende operanti nel mondo delle scommesse sportive che hanno decisamente sofferto. Infatti, questi non posso più promuoversi tramite inserzioni sui media, tv e nemmeno mediante degli accordi di sponsorizzazione con enti sportivi ed atleti professionisti. L’approvazione del cosiddetto Decreto Dignità – fortemente voluto dall’ex Vicepresidente del Consiglio Luigi Di Maio – e le posteriori linee guida dell’Agcom (emanate nell’aprile del 2019) hanno avuto esiti ambigui, in realtà. Infatti, il gioco d’azzardo continua a mantenere la sua piena legalità in Italia, ma ne è stata proibita ogni tipologia di pubblicità, anche indiretta, penalizzando quindi anche i migliori siti di scommesse.
Obiettivi e promesse del Decreto Dignità
L’articolo 9 del Decreto Dignità è il punto cruciale, relativo proprio ai giochi d’azzardo ed a tutte le scommesse che comportano vincite e premi in denaro, aveva come principale obiettivo quello di ridurre la ludopatia in Italia. Lo scopo è dunque quello di limitare il fenomeno del gioco d’azzardo compulsivo, ma questo difficilmente può avvenire: una persona che soffre poiché esagera nel gioco d’azzardo non smetterà solamente perché non nota più la presenza di pubblicità in televisione.
Un secondo ed ulteriore scopo del Decreto sembrava quello di ignorare le società straniere di gioco d’azzardo, dedicandosi perlopiù ad aziende italiane, quali Snai, della Sisal – che di recente ha aggiornato il proprio sito e casinò –, della Better Lottomatica o del Gioco Digitale. Molti bookmaker esteri, di conseguenza, hanno lasciato il territorio italiano, investendo altrove; chi scommette professionalmente soffre di questa decisione. Va ricordato che i bookmaker italiani non sono paragonabili ancora a quelli inglesi – che godono di funzioni vantaggiose come il cash out e quote inferiori.
L’obiettivo non raggiunto
Lo scopo del Decreto Dignità, che il Movimento ha richiesto così fortemente, può anche essere condiviso; il problema è che, dati alla mano, non sembra essere stato conquistato. Alcune statistiche raccolte da AgiproNews ed elaborate poi da Calcio e Finanza a partire dalla data di entrata in vigore del divieto alla pubblicità (fino a febbraio del 2020) parlano di un chiaro fallimento. Infatti, l’insieme delle scommesse sportive nel Paese è maturata del 17,6%, al netto crescendo da 1,03 a 1,2 miliardi di euro.
Si sono dimostrati in forte crescita soprattutto tutti i settori delle scommesse sul web, coinvolgendo specialmente gli individui più giovani; proprio quelli che più dovevano essere salvaguardati dal divieto introdotto dal Decreto Dignità. In teoria, il mondo online delle scommesse era stato preso di mira maggiormente, poiché erano state bloccate non solo i finanziamenti ai club di calcio (più in generale al mondo sportivo), ma anche gli investimenti in spot sulle tv, in editoria e in particolare proprio sui siti web. Nell’arco temporale preso in considerazione dalla ricerca sopracitata, la quantità di scommesse legate allo sport ed effettuate tramite internet è cresciuta del 21,8%, incassando complessivamente 556 milioni di euro (contro i 457 milioni raccolti nel periodo da luglio 2018 a febbraio 2019).
Il danno economico
A fronte di un obiettivo stimabile ma non raggiunto, c’è il danno economico da sopportare: club e media, hanno fatto i conti con una seria diminuzione degli introiti. Si stima che la perdita di denaro sia stata circa pari a 100 milioni di euro per ciascuna stagione sportiva.
C’è chi suggerisce di sospendere per un periodo limitato il Decreto, aiutando economicamente il mondo sportivo che, dopo la crisi da nuovo coronavirus, ha sofferto parecchio. La proposta pare più che sensata: anche perché, statistiche alla mano, il Decreto pare essere stato un vero buco nell’acqua.